Cartellina che doveva raccogliere gli scritti degli Accademici Felice Gaiani e Alessandro Pompei sulle valli Veronesi situate fra l’Adige, il Canal Bianco ed il Tartaro (gli scritti non ci sono).
Scrittura: A mano
1772 Sconosciuto
Verbale dell’accordo fra l’Accademia di Agricoltura, Commercio ed Arti di Verona e il sig. Tomaso Fava, firmato per l’Accademia da Agostino Pignolati e da Zaccaria Betti , per eseguire l’esperimento della cura dei “Morari” infetti del morbo cosiddetto “del Falchetto” su poche piante, assicurando al Fava le spese del trasferimento e della permanenza.
1772 Sconosciuto
La Deputazione sopra l’Agricoltura nel Magistrato dei Beni Inculti, a firma Giacomo Miani e da un collega dal nome illeggibile, Ringrazia l’Accademia di Agricoltura, Commercio ed Arti di Verona per le l’interesse dimostrato sia nel proporre come prosciugare le Valli Veronesi, sia per l’interesse dimostrato per la malattia dei gelsi e per gli sforzi fatti per trovare rimedi.
1772 Sconosciuto
Zaccaria Betti – Segretario perpetuo dell’Accademia di Agricoltura di Verona descrive a qualcuno, non indicato, i sintomi della malattia dei gelsi, indicando anche i sistemi curativi proposti da Tomaso Fava e da Carlo Bettoni
1772 Sconosciuto
Cristoforo Pilati, Segretario dell’Accademia di Agricoltura, di Brescia, racconta ai colleghi di Verona come Cristoforetti e Fava non siano stati chiamati dall’Accademia ma da alcuni signori preoccupati della malattia dei gelsi. In realtà solo il Fava si è recato a Brescia mentre il Cristoforetti è rientrato ad Avio. Racconta poi i termini dell’accordo fra Fava e Luigi Pitossi, accordo che lo ha fatto intervenire sia a Chiari che a Rudiano, anche se a parere di Fava le piante sono ormai troppo malate per avere qualche certezza della loro guarigione che, comunque, dovrebbe essere del 9%.
1772 Sconosciuto
Antonio Tiraboschi, Cancelliere provinciale alla sanità, chiede all’Accademia di Agricoltura, di Verona di rivelare il sistema da lei conosciuto per liberare dall’acqua stagnante alcuni terreni che ne sono invasi per gli allagamenti avvenuti in alcune zone della provincia di Verona (Probabilmente per lo straripamento dell’Adige).
1772 Sconosciuto
Antonio Cagnoli scrive a Zaccaria Betti – Segretario perpetuo dell’Accademia di Agricoltura, Commercio ed Arti di Verona – per comunicargli di aver saputo da Cristoforo Pilati, che si è recato ad Avio per vedere gli effetti del rimedio, colà proposto per la moria dei gelsi, che ha visto i gelsi curati ma, che non avendoli visti prima infetti, non è in grado di valutare la validità del rimedio. Descrive tale rimedio anche se una parte dello stesso viene tenuta segreta. Alcuni bresciani, non l’Accademia, hanno chiamato quelli di Avio col pagamento solo del viaggio e del mantenimento ma questi rimandano a Primavera l’intervento sostenendo di rivelare allora anche il segreto. Il Bettoni non condivide tale rimedio anzi ne ha proposto e pubblicato un altro.
1772 Sconosciuto
Giacomo Angelini scrive a Michelangelo Locatelli in risposta alla sua del 13 Agosto per fargli sapere che ad Ala nessuno presta fede al rimedio contro la malattia dei “Morari” (gelsi per bachi da seta) che pretendono di aver trovato Cristoforetti e Fava. La comunità di Ala non ha mai applicato tale rimedio e non si sa se i due l’abbiano applicato ai loro gelsi e con quali risultati.cambiando discorso riferisce di non avere stoffa simile a quella inviatagli da Locatelli ma che ne invia una leggermente diversa, asserendo che se la vorrà proprio uguale farà tingere la seta per soddisfarlo.
1772 Sconosciuto
Girolamo Marani su indicazione di Agostino Pignolati, si è procurato un barile del residuo del materiale utilizzato nella concia delle pelli allo scopo di usare tale residuo per la cura dei gelsi malati, e chiede all’Accademia di indicargli come e dove dovrà essere usato: su quali gelsi ammalati o sani.
1772 Sconosciuto
Alcuni bresciani si sono tassati di uno Zecchino a testa per raccogliere una somma da destinare come premio a chi troverà un rimedio sicuro e sperimentato alla malattia ed alla moria dei gelsi da seta; sono stati raccolti 120 Zecchini. L’Accademia di Brescia non avendo alcun contributo né pubblico né privato, si è limitata ad indicare nel manifesto il nome del proprio segretario affinché i concorrenti potessero far capo a qualcuno. I signori Fava e Cristoforetti (vedi lettera del 17 Giugno 1772) si sono rivolti al sig. Carlo Bettoni, socio dell’Accademia di Brescia, per averne qualche premio. L’Accademia di Brescia scrive all’Accademia di Agricoltura di Verona per significare che Carlo Bettoni, pur esperto nella materia non intende sbilanciarsi.