ARCHIVIO STORICO
di Giuseppe Franco Viviani
PRESENTAZIONE
Conservato a Verona nel settecentesco palazzo Erbisti presso la sede dell’istituto proprietario, l’archivio dell’ Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere nacque contestualmente all’origine della stessa (1768), come attesta in primis l’art. 13 del primo statuto accademico disponente che “Il Segretario [..] avrà una esatta custodia delle carte tutte all’Accademia spettanti, che si chiuderanno a chiave in un luogo della sala destinata, e che non si daranno in copia a chiunque senza un viglietto [ovvero biglietto] del Presidente”.
Alla sua conservazione e organizzazione dedicarono cure ed energie particolari i segretari Giovanni Scopoli (1825-1854), Antonio Manganotti (1859-1869), Bartolomeo Bertoncelli (1875-1899), Giuseppe Biadego (1896-1921), Mario Carrara (1966-1991) e Giuseppe Franco Viviani (1992-2006) assistiti dai cancellieri Gaetano Perini (1837-1869), Vittorio Sterza (1871-1883), Carlo Gasparini (1884-1896), Attilio Bonomini (1901-1937), Olindo Viviani (1951-1962) e il successore di questi (1966-1991). Ad altri, invece, si deve la vera e propria valorizzazione culturale e commerciale della raccolta, in testa Luigi Messedaglia, Gino Sandri, Serena Nicolini, Lauretta Passuello, Carlo Vanzetti, Mario Carrara, Francesca Berti, Dora Stopazzola, Stefania Novarini, Giancarlo Volpato, Ettore Curi, Olindo e Giuseppe Franco Viviani, Claudio Carcereri de Prati.
La struttura e l’aspetto attuali dell’archivio sono quelli datigli dal Segretario accademico alla metà degli anni Novanta del secolo scorso in occasione d’una visita di controllo dell’allora sovrintendente agli archivi veneti Bianca Lanfranchi Strina (1932-2015). Quel riordinamento, preceduto nel tempo da almeno altri tre, conservò tanto le tracce superstiti della riorganizzazione firmata dal cancelliere accademico Gaetano Perini quanto quella del socio Carlo Cipolla (1883) e quella del cancelliere che provvide, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, al trasloco dell’archivio da palazzo Pompei, sede accademica fra il 1927 e il 1955, e il citato palazzo Erbisti. Prima del 1927 l’Accademia e l’archivio ebbero sede nel palazzo Pretorio/Prefettizio. Nel passaggio da un sito all’altro andarono perdute parti anche importanti dell’archivio, in primis la cartografica e la modellistica cui non toccò una sorte fortunata quale quella avuta dalle collezioni naturalistiche accademiche (zoologica, botanica, mineralogica e paleontologica), tuttora in deposito presso il Museo Civico di Storia Naturale di Verona, come attesta anche l’art. 30 del vigente statuto accademico.
Specchio fedele della storia contemporanea del territorio veneto-occidentale, di quella l’archivio accademico conserva testimonianze documentarie degli interessi, bisogni, idee, protagonisti, anche segreti dei tempi (sec. XVIII-XX) in cui l’Accademia faceva da consulente tecnico dell’autorità pubblica, da volano dell’economia scaligera, da laboratorio sperimentale, da saggio controllore della litigiosità privata, anche da fucina di cervelli, ruoli via via dismessi in coincidenza e in conseguenza della nascita e prima organizzazione della Patria. Di quella benemerita azione restano ‘sul terreno’ frutti importanti : le Grandi Valli, la vecchia strada della Lessinia, i canali Camuzzoni e Milani, la Fiera dell’Agricoltura, il credito fondiario, l’Istituto agrario, l’anfiteatro areniano, il monumento a Dante, ecc. Dovendosi adeguare ai tempi, che le richiesero anche pesanti rinuncie patrimoniali per il bene della Città (arcovoli areniani per avvio festival lirico, orto botanico per apertura piazza Indipendenza e costruzione palazzo Poste, casette di piazza Santa Toscana e piazza Cittadella (pese e abitazioni custode) per sistemazione urbanistica, diritti di pesa pubblica, diritto di presa idrica dal Lorì di Avesa e idrovora atesina nella cosiddetta ortaglia Biadego oggi lungadige Capuleti, ecc.) l’istituto si trasformò nel corso del secolo ventesimo da soggetto promotore della ricerca e dello sviluppo economico a paladino dei valori culturali dell’Occidente cristiano, veneti in particolare; ad archetipo di quell’ impegno si potrebbe porre l’eroica, sconosciuta vicenda dell’applicazione delle leggi razziali in seno all’Accademia stessa, con protagonista e vittima prima il presidente Luigi Messedaglia. Attraversano le due esperienze, in qualche modo fondendole, l’impresa delle “osservazioni” (meteo, medico-veterinarie, economiche, bibliografiche), coltivate dall’istituto con alterna fortuna fra il 1788 e il 2016.
Raccolto entro una dozzina di grandi armadi lignei di metà Ottocento, l’archivio si sviluppa su 44 metri lineari che danno sicuro ricovero a un 290 faldoni di fogli “sparsi” (manoscritti, dattilografati e a stampa) e ad una novantina di registri vari dal diverso formato e dalla diversa compilazione. La maggior parte dei fogli propone carteggi, minute di vario genere, appunti e note, certificati di morte, rapporti e relazioni, proposte e pareri, proclami e manifesti, inviti a stampa, necrologi, contabili ecc.; i secondi, i registri cioè, propongono verbali (Corpo accademico, Reggenza, commissioni), inventari, contabilità, bilanci, presenze, elenchi sociali, “meriti” (curricula) degli accademici. Fino al secondo dopoguerra vi si trovavano anche le “memorie” e gli studi economico-agrari raccolti e trasferiti in alcune buste della sezione manoscritti della biblioteca accademica, quasi sempre regolarmente schedati così nello specifico catalogo a schede mobili accademico come nella Nuova Biblioteca Manoscritta, il catalogo on-line del progetto di catalogazione dei manoscritti delle biblioteche venete. Vi facevano parte anche le varie mappe, topografie, disegni e diplomi prodotti o presentati all’Accademia; da un trentennio le prime e le seconde sono generalmente allogate in uno dei due armadi a muro della presidenza accademica, i terzi superstiti restano per lo più disseminati nei ricordati faldoni, i diplomi sono quasi tutti in mostra nelle vetrine del nuovo, piccolo museo accademico, voluto da Carlo Vanzetti nella prima metà degli anni Ottanta del secolo ventesimo.
Quanto sopra è tradizionalmente noto come l’archivio “storico” dell’Accademia. Tante pagine del nostro passato restano lì immortalate sì che ogni veronese vi può trovare qualcosa riguardante i propri beni, la propria ascendenza, le vicende della propria famiglia, il proprio ambiente. Cospicua, in esso, la rappresentanza dei documenti “preziosi” e “rari” : reliquie araldiche e sfragistiche, raffinatezze grafiche, cimeli linguistici, reliquie topografiche, vestigia toponomastiche, curiosità di vario genere, minuzie sopraffine di vita quotidiana, chicche culturali, ecc., tutti di indubbio valore anche sul piano meramente commerciale. All’archivio storico nel tempo si è aggregata una ricca serie di altri archivi, pubblici e privati, per lo più dotati di inventario proprio. Si distinguono, fra i primi, quello dell’Unione provinciale agricoltori di Verona, fra i secondi quelli dell’ing. Bruno Bresciani (1881-1977), del bibliotecario Mario Carrara (1913-1993), del sovrintendente Renzo Chiarelli (1915-2000), del prof. Vittorio Cavallari de Caballaria (1903-1991), del sen. Luciano Dal Falco (1925-1992 ; archivio in fotocopia), della famiglia Emilei, del bibliografo Bonifacio Fregoso (1782-1862), del poeta Lionello Fiumi (1894-1973), dell’avv. Leonardo Gemma Brenzoni (1924-2021), del filosofo Giovanni Giulietti (1915-2011), di Vincenzo Giusti (1904-…..), dell’avv. Renato Gozzi (1915-1999), del tipografo Giovanni Mardersteig (1892-1977), del numismatico Ottorino Murari (1910-1990), dei conti Murari Dalla Corte Bra (1863-1958), del letterato Giovanni Battista Pighi (1898-1978), del bibliotecario Olindo Viviani (1911-1966), del fisico Francesco Zantedeschi (1797-1873).
La navigazione fra tanto materiale è facilitata ricorrendo agli opportuni strumenti di ricerca ; ad essi verrà dedicata la dovuta attenzione in altra prossima nota. Qui si presenta la prima parte (1768-1866) della base-dati Archivio storico dell’Accademia, programmata dall’Esecutivo dell’istituto per il proprio 250mo anniversario della fondazione; la seconda parte (1866-1945) sarà disponibile nel corso del 2024 e la terza (1946-…) è in programma per l’anno seguente. Sono 8.564 gli elementi della prima parte; di essi 709 appartengono alla sottosezione “soci”, 2.078 alla sottosezione “autori”, 2.946 alla sottosezione “nomi di persona”, 1.625 alla sottosezione “nomi geografici”, 734 alla sottosezione “Verona” e 472 alla sottosezione “soggetti diversi” (GFV).