Palazzo Salvi-Erbisti: una storia
Via Leoncino 6
Palazzo Erbisti sorge quasi all’imbocco di via Leoncino, sul perimetro della cinta muraria voluta, alla fine del V secolo, dall’imperatore Teodorico. Le mura si estendevano dall’Arena alla Porta dei Leoni; parti di queste sono ancora visibili, incorporate negli edifici e riconoscibili agli angoli dei basamenti dei palazzi anche dello stesso Palazzo Erbisti. Nel Medioevo, qui, si innalzava probabilmente una casa torre su più piani, della quale rimangono solo alcuni elementi in tufo nelle finestre ad arco romanico. La struttura, nel tempo, venne completamente rimaneggiata, per permettere al palazzo di rivaleggiare con i maggiori della città.
Palazzo Salvi-Erbisti
Ridisegnato intorno alla metà del ‘700 per volere dei nuovi proprietari, i fratelli Giovanni Battista e Giuseppe Salvi, della precedente struttura il palazzo conserva solo la ricca facciata interna, di ispirazione rinascimentale. I fratelli Salvi affidarono ad Adriano Cristofoli la realizzazione della facciata su via Leoncino, che si eleva per quattro piani illuminati da grandi finestroni. Il palazzo raggiunse la sua forma attuale quando, nel 1812, venne acquistato dalla famiglia Erbisti, la quale ritenne necessario ampliare l’edificio comprando i casini confinanti: Fortis, a destra, e Sagramoso, a sinistra.
L’architetto Francesco Ronzani venne così incaricato di uniformare alla maestosità dell’edificio centrale le due ali aggiunte e di delimitare la corte retrostante con una cinta. Un palchetto in legno, posto in alto nel vano del passaggio carraio, congiunge le due parti e fa godere la vista della scenografica facciata interna. La singolarità di questa fa pensare che sia appartenuta ad un edificio diverso, edificato a ridosso di quello medioevale. Intorno al 1822, con l'arrivo dell'imperatore d'Austria Francesco I, ospitato durante il Congresso di Verona, Palazzo Erbisti venne completato con stucchi neoclassici e con la decorazione delle pareti e delle vele dei soffitti.
Palazzo Erbisti e l’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere
La nuova sede dell'Accademia fu solennemente inaugurata il 2 ottobre del 1955 e da quel momento cominciarono le opere di restauro degli affreschi, dei pavimenti e degli stucchi, che hanno restituito alla città un palazzo dagli ambienti suggestivi e dall'atmosfera magica. Oggi, l’interno è articolato in due settori complementari: la Presidenza e la Segreteria a destra del vestibolo, il Salone e la Biblioteca, con le sale di deposito, a sinistra. In fondo al gabinetto del Presidente, è allestito il piccolo ma prezioso museo, ove si trovano raccolti oggetti che hanno fatto la storia dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere, come ad esempio il bossolo per le votazioni del XVIII secolo.
Oggi, il Salone degli Accademici è il luogo ove si tengono le sedute, sia pubbliche che private, dei membri dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere ed è qui che si svolgono settimanalmente gli eventi culturali aperti anche al pubblico. Nel luglio del 2010, il Salone, insieme alla Sala Dante Alighieri, è stato protagonista di alcune scene del film Letters to Juliet di Gary Winick.
La perseveranza di De Stefani
De Stefani credeva nella sua proposta e manifestò il proprio interesse alla contessa Erbisti. Il 10 luglio 1942 scrisse al segretario capo del Comune di Verona, De Dominicis, riferendo di aver avuto un colloquio con la contessa e che sarebbe rimasto solo da trovare il modo per prendere possesso dell’appartamento di Palazzo Erbisti. La contessa ribadì la disponibilità a donare il palazzo al Comune di Verona, aggiungendovi una clausola con la quale si destinava gratuitamente e in uso perpetuo, il piano nobile dell’edificio alla Reale Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona.
Condizione della concessione, era che rimanesse riservata ma questo non avvenne e fu necessario l’intervento di Cavalieri, il quale, nel 1944, presentò la sua strategia al segretario accademico, Gino Sandri: la cessione del palazzo al Comune, sarebbe avvenuta attraverso una donazione modale, in cui fondamentale sarebbe stata la presenza della contessa, al fine di rendere inoppugnabile l’atto. Il 13 novembre 1946 De Stefani ricevette una lettera nella quale lo si ringraziava per l’opera svolta a favore di una sede adatta alle nobili tradizioni dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona (non più Reale).
La facciata interna
Lo stile architettonico, la tecnica muraria ed il materiale impiegato per la facciata interna, infatti, sembrano di un’epoca precedente rispetto alle opere del Cristofoli
Lo Scalone d’onore
L’androne di collegamento tra via Leoncino ed il giardino, all’interno del quale si trova l’imponente scalone a doppia rampa che conduce al piano nobile
La stanza delle tre Grazie
La Stanza delle Tre Grazie è stata così chiamata per l’affresco che ne decora il soffitto, caratterizzato da una scena centrale con le Tre Grazie e Venere su di un carro guidato da colombe
Il Salone degli Accademici
Dal piano balaustrato dello scalone, si accede al salone d’onore tramite un importante portale classicheggiante sormontato da una decorazione allegorica
Il soffitto del Salone
La decorazione barocca dell’ampio soffitto del salone ad opera di Giorgio Anselmi è la parte più sorprendente