Le sedi storiche
Accademia di pittura
Quando, l'8 ottobre del 1768, l'Accademia di Agricoltura di Verona venne istituita con 49 voti favorevoli e 5 contrari dai Consigli dei Dodici e dei Cinquanta del Senato Veneto, ancora non disponeva di una sede. Per statuto, gli accademici dovevano riunirsi tre volte al mese in seduta privata e una volta all'anno in seduta pubblica, ma dove? Dopo una ricerca durata oltre un decennio ... all'Accademia fu assegnata a voce dai Deputati di questa città l’anticamera della Pubblica Accademia di Pittura; e là trovò egualmente sprovveduta d'ogni sorta di mobili convenienti a convocar le Sessioni e a custodire gli atti e le carte e a compartir con quel decoro che ben esige il principio da cui essa deriva, scriverà nel 1779 il Podestà di Verona, Francesco Donato.
Palazzo della Prefettura
Il 13 maggio del 1781, quale riconoscimento per aver realizzato la strada che dalla Lessinia giungeva fino a Verona, il Senato Veneto deliberò di assegnare all'Accademia 836 ducati, allo scopo di ricavare tre grandi sale e un piccolo ingresso da un ampio loggiato dell'attuale Palazzo della Prefettura. Questa fu la prima vera sede dell'Accademia e qui si riunirono per quasi 150 anni i suoi illustri membri. Qui si formò il primo nucleo della collezione naturalistica da cui si originerà il Museo Civico di Storia Naturale, poiché i vari soci vollero depositare nelle sale accademiche gli erbari, le rocce e i fossili, che resero famosa la città scaligera negli ambienti scientifici di tutto il mondo. L'espansione degli uffici della Provincia, però, finì per richiedere ulteriori spazi, originando una lunga e accesa diatriba con l'Accademia, affinché l’istituzione lasciasse quella sede. L'Accademia si mostrò decisa a difendere una proprietà sancita dal governo veneto e confermata, in seguito, sia dal governo francese che da quello austriaco.
Un periodo di transizione: Palazzo Pompei
Il restauro delle case degli Scaligeri, nel 1926, obbligò l’Accademia a trasferirsi in alcune sale di Palazzo Pompei. Qui, in lungadige Porta Vittoria, l'istituto trovò una sede completa di una sala riunioni, di una biblioteca e di un archivio, e vi rimase fino al 1946. Nel corso della seconda guerra mondiale, però, Palazzo Pompei fu danneggiato dai bombardamenti e dal brillamento di Ponte Navi. Tornata la pace, ci si rese conto che sarebbero occorsi anni per renderlo ancora agibile: si rese pertanto necessario trovare una nuova, prestigiosa sistemazione. Grazie all'interessamento del socio Stefano de Stefani, questa giunse per volontà testamentaria della contessa Emilia Sandri Erbisti, che indicò l'Accademia come destinataria d'uso perpetuo dell'attuale sede di via Leoncino, lo splendido palazzo della famiglia Salvi-Erbisti.
Palazzo Erbisti
Della donazione di questo palazzo all’Accademia, da parte della famiglia Erbisti, si sa ben poco, ma la tradizione orale attribuisce all’allora socio accademico e, poi, presidente Mario Cavalieri, il merito di aver ottenuto dalla contessa l’uso del piano nobile, per ricavarne una sede. Grazie al patrimonio archivistico della famiglia De Stefani, è possibile ricostruirne un poco la storia. In una lettera del 10 luglio 1941, Stefano De Stefani suggerisce a Luigi Messedaglia, allora presidente, di attivarsi presso il Podestà per ottenere una più degna sede, indicando il primo piano di Palazzo Erbisti, quale luogo idoneo ad ospitare gli accademici.
Messedaglia risponde con una lunga lettera che termina scrivendo che la proposta sarebbe stata da lui portata in reggenza, preannunciando la propria contrarietà a tale risoluzione, in quanto egli riteneva l’attuale sede dell’Accademia – ossia Palazzo Pompei – adeguata. Un trasloco avrebbe comportato spese ingenti, insostenibili da parte dell’Accademia stessa.